L'immortalità è sempre stata la meta, esplicita o occulta, di tutte le dottrine spirituali dell'uomo.
È la resurrezione dei morti del primo cristianesimo.
Il nirvana del buddismo.
L'immortalità del corpo dei taoisti.
Il paradiso degli islamici e dei cristiani moderni...
È l'ambizione, non del tutto ammessa, della scienza, religione moderna che finge di non essere tale, e che la ricerca attraverso l'allungamento progressivo della vita organica, la clonazione, il progetto di trasferire tutta la memoria del cervello in un chip e di qui in un altro essere umano bambino etc. Tutti da sempre hanno ricercato e cercano tutt'oggi l'immortalità.
Perché l'uomo, come gli altri animali, nasce e in meno di un secolo il suo corpo cede, si dissolve, tutte le parti di cui è formato, si decompongono e disperdono nel vento e nella terra. Finché di lei o lui non rimane più nulla tranne il ricordo e in poco tempo - eslcusi pochi casi - svanisce anche quello.
Forse molti di voi penseranno, essendo certi di avere un'anima immortale, che avete dunque già l'immortalità per natura e non avete alcun bisogno di procurarvela.
Se davvero siete convinti di questo, forse non avete bisogno del Cammino delle 24 Stelle o di altre discipline spirituali.
Ma la realtà è che la nostra anima passa da un'incarnazione all'altra, senza conservare memoria della vita precedente, né delle conoscenze acquisite o degli affetti o delle esperienze: tutto il bagaglio che porta con sé è celato nell'inconsapevolezza.
La nostra identità non sopravvive alla morte.
Per questo il Buddha vuole insegnare come uscire dalla "ruota delle incarnazioni" ritornando all'Uno da cui siamo originati e mettendo così fine al dolore della separazione dal Tutto. Questo è il nirvana, una vita eterna nel Tutto, un'immortalità di cui al buddismo interessa solo l'aspetto "negativo": la fine del dolore.
Secondo i primi cristiani, chi seguiva il cammino spirituale insegnato da Gesù - e chiamato allora la Via - sfuggiva la morte e guadagnava la vita eterna: "chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno".
Chi moriva sarebbe risorto: il suo spirito avrebbe cioè ricuperato il proprio corpo, ma - come spiega l'apostolo Paolo - un corpo non uguale a prima bensì glorificato e incorruttibile.
Riavere il proprio corpo è riavere la propria piena identità, il proprio pieno potere di agire e ricordare ciò che con la decomposizione era andato perduto.
Gli antichi, infatti, credessero o meno nella reincarnazione, non dubitavano che il nostro spirito sopravvivesse alla morte: solo che sopravviveva come un'ombra, perdendo i legami con la sua identità terrena e anche la memoria, destinata a poco a poco o svanire o diventare qualcosa di remoto e indifferente.
Chi crede nella reincarnazione, d'altra parte, ha sempre avuto di fronte a sé l'evidenza che con la nuova incarnazione, lo spirito del morto ritorna bambino, smarrendo la sua passata identità.
Per gli sciamani, così come per gli uomini più antichi, prima che la sapienza naturale venisse inquinata da varie ideologie, non c'è una distinzione sostanziale tra spirito e materia: la materia non è altro che spirito "condensato", la materia si condensa dallo spirito come la brina dal vapore alle prime luci del giorno.
Lo stesso vale per corpo ed anima: la persona umana è anzitutto spirito, una bolla "di spirito"dalla forma ovoidale, che chiamiamo corpo spirituale. Di questo corpo spirituale solo una parte si condensa in materia, questa parte è il corpo fisico, che è del tutto contenuto nella bolla del corpo spirituale.
Così come il corpo fisico è composto di varie parti, anche la parte "meno densa" - ossia immateriale - del corpo spirituale, quella che lo anima e che chiamiamo appunto anima in realtà è costituita di elementi diversi (potete leggere gli articoli della sezione Sciamanismo e Guarigione su questo punto). Gli sciamani ne distinguono almeno 5:
Tale apparente complessità della nostra anima è un'illusione di questa realtà. Condensandosi dall'Altra Realtà, si rompono molte simmetrie - proprio come il vapore si tramuta in complessi cristalli di ghiaccio, così tutto ci appare più complicato.
Gli sciamani che entrano nel Flusso vedono come tutto sia in effetti semplicissimo. Ma questa semplicità qui purtroppo ci è preclusa. È come se l'immagine vera della realtà venisse scomposta in mille immagini da un prisma.
Accanto alle 5 parti osservate, che non sono per altro sempre del tutto distinte tra loro, dovremmo aggiungere almeno la kundalini, che è, come dire, il potere essenziale dell'anima profonda ed è in parte distinto da questa.
Poi ci sono le eventuali anime aggiuntive, come l'arútam, ossia anime che si conquistano durante la vita e arricchiscono il nostro corpo spirituale.
Ci sono infine altre parti minori, che però in taluni casi (o in talune culture!) possono assumere particolare peso. Ad es. presso alcuni popoli antichi, l'anima del fegato o quella dei reni - che si materializzano in parte negli organi corrispondenti e che sono circa, ma non esattamente, frammenti dell'anima profonda - acquistavano molto potere ed erano in grado di essere abbastanza coscienti e di provare emozioni consapevoli. Chiarirò meglio queste cose nei Cerchi sul Recupero dell'Anima.
Centro del corpo Spirituale è, o almeno dovrebbe essere, il cuore.
Purtroppo la nostra civiltà ha tolto potere all'anima del cuore, a favore dell'anima della testa, che è un aspetto dell'anima dell'Io. Questo sbilanciamento non solo ha potenziato eccessivamente gli aspetti egoici, ma ha indebolito la capacità di creare legami umani profondi e di amare, distruggendo progressivamente il senso di comunità e disgregando la famiglia, spingendo così l'uomo moderno in una alienante solitudine.
L'indebolimento dell'anima del cuore è tra l'altro la causa dell'escalation di malattie cardiovascolari in Occidente.
Il nostro Io dunque non si reincarna, col tempo dimentica quel che è stato e dunque diventa qualcos'altro, finché quasi sempre si dissolve del tutto.
Ma pure fintantoché conserva la sua identità, si sente menomato, privato com'è delle altre anime con cui era fuso.
Il soffio vitale anche si reincarna come l'anima profonda.
Dopo la morte, così come il respiro vola nell'aria, anche il Soffio vitale - che nel respiro in parte si materializza - vola nell'aria e torna agli spazi celesti da cui proveniva.
Gli Spiriti del Cielo, che regolano i nostri destini, lo manderanno di nuovo sulla Terra a reincarnarsi di solito nella stessa famiglia.
Come e perché avvenga questo lo spiego nei Cerchi sul Recupero d'Anima. È importante comunque capire che, benché due parti della nostra persona si reincarnino, seguono due cammini di reincarnazione distinti.
La nostra identità dunque non sopravvive alla morte. Se non, menomata, nell'anima dell'Io che si dissolverà nel tempo.
La parte più importante di noi, che è certamente l'anima profonda, si reincarna in uomini e animali, ma ogni volta non conserva memoria della propria identità passata. Soltanto di tanto in tanto affiorano memorie inconscie e assai parziali di altre vite pregresse.