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IL CAMMINO DELLE 24 STELLE

Via Sciamanica all'Immortalità

L'immortalità è sempre stata la meta, esplicita o occulta, di tutte le dottrine spirituali dell'uomo.
È la resurrezione dei morti del primo cristianesimo.
Il nirvana del buddismo.
L'immortalità del corpo dei taoisti.
Il paradiso degli islamici e dei cristiani moderni...
È l'ambizione, non del tutto ammessa, della scienza, religione moderna che finge di non essere tale, e che la ricerca attraverso l'allungamento progressivo della vita organica, la clonazione, il progetto di trasferire tutta la memoria del cervello in un chip e di qui in un altro essere umano bambino etc. Tutti da sempre hanno ricercato e cercano tutt'oggi l'immortalità.
Perché l'uomo, come gli altri animali, nasce e in meno di un secolo il suo corpo cede, si dissolve, tutte le parti di cui è formato, si decompongono e disperdono nel vento e nella terra. Finché di lei o lui non rimane più nulla tranne il ricordo e in poco tempo - eslcusi pochi casi - svanisce anche quello.

Corpo spirituale
Il corpo spirituale dell'uomo e avente forma ovoidale, così come appare nelle visioni sciamaniche.
Il disco luminoso vicino al centro del petto è l'anima del cuore

Immortalità, che cos'è?

Forse molti di voi penseranno, essendo certi di avere un'anima immortale, che avete dunque già l'immortalità per natura e non avete alcun bisogno di procurarvela.
Se davvero siete convinti di questo, forse non avete bisogno del Cammino delle 24 Stelle o di altre discipline spirituali.
Ma la realtà è che la nostra anima passa da un'incarnazione all'altra, senza conservare memoria della vita precedente, né delle conoscenze acquisite o degli affetti o delle esperienze: tutto il bagaglio che porta con sé è celato nell'inconsapevolezza.
La nostra identità non sopravvive alla morte.
Per questo il Buddha vuole insegnare come uscire dalla "ruota delle incarnazioni" ritornando all'Uno da cui siamo originati e mettendo così fine al dolore della separazione dal Tutto. Questo è il nirvana, una vita eterna nel Tutto, un'immortalità di cui al buddismo interessa solo l'aspetto "negativo": la fine del dolore.
Secondo i primi cristiani, chi seguiva il cammino spirituale insegnato da Gesù - e chiamato allora la Via - sfuggiva la morte e guadagnava la vita eterna: "chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno".
Chi moriva sarebbe risorto: il suo spirito avrebbe cioè ricuperato il proprio corpo, ma - come spiega l'apostolo Paolo - un corpo non uguale a prima bensì glorificato e incorruttibile.
Riavere il proprio corpo è riavere la propria piena identità, il proprio pieno potere di agire e ricordare ciò che con la decomposizione era andato perduto.
Gli antichi, infatti, credessero o meno nella reincarnazione, non dubitavano che il nostro spirito sopravvivesse alla morte: solo che sopravviveva come un'ombra, perdendo i legami con la sua identità terrena e anche la memoria, destinata a poco a poco o svanire o diventare qualcosa di remoto e indifferente.
Chi crede nella reincarnazione, d'altra parte, ha sempre avuto di fronte a sé l'evidenza che con la nuova incarnazione, lo spirito del morto ritorna bambino, smarrendo la sua passata identità.

Il corpo spirituale

Per gli sciamani, così come per gli uomini più antichi, prima che la sapienza naturale venisse inquinata da varie ideologie, non c'è una distinzione sostanziale tra spirito e materia: la materia non è altro che spirito "condensato", la materia si condensa dallo spirito come la brina dal vapore alle prime luci del giorno.
Lo stesso vale per corpo ed anima: la persona umana è anzitutto spirito, una bolla "di spirito"dalla forma ovoidale, che chiamiamo corpo spirituale. Di questo corpo spirituale solo una parte si condensa in materia, questa parte è il corpo fisico, che è del tutto contenuto nella bolla del corpo spirituale.
Così come il corpo fisico è composto di varie parti, anche la parte "meno densa" - ossia immateriale - del corpo spirituale, quella che lo anima e che chiamiamo appunto anima in realtà è costituita di elementi diversi (potete leggere gli articoli della sezione Sciamanismo e Guarigione su questo punto). Gli sciamani ne distinguono almeno 5:

  • L'anima profonda, corrisponde al Sè dei buddisti. Quasi sempre inconsapevole, più che pensare "sogna", è legata ai Mondi Sotterranei e regola soprattutto le funzioni dei chakra inferiori (pancia, sesso). In essa risiede l'intento, la forza di volontà più profonda che permette di modellare la nostra vita, creando felicità o infelicità. Con essa sogniamo la notte e da essa vengono le visioni più importanti.
  • L'anima dell'Io, la parte più individualizzata, che più ci contraddistingue dagli altri. Quasi sempre cosciente, è quella con cui pensiamo. Regola soprattutto i chakra superiori, la testa e le mani. E' con essa che ci identifichiamo, specie noi occidentali.
    Corrisponde in parte, ma non del tutto, all'anima essenziale degli sciamani, di cui parlo solo nell'apprendistato e nei Cerchi di addestramento al recupero d'anima.
  • Il soffio vitale (vedi l'articolo sul soffio vitale). È la parte più sottile, lo spirito che ci connette come un filo alla fonte prima della vita, alle Stelle da cui veniamo. Poco legata alla terra e piuttosto ai Mondi Celesti da cui ci è stata donata, è la parte di noi che ci spinge in alto e che anima i nostri ideali. Ma è anche la parte meno personalizzata. Del corpo fisico regola soprattutto il respiro e la pelle.
  • Il cuore o anima del cuore. Risiede circa nel centro del petto e si materializza parzialmente nel cuore fisico. È legato al potere del fuoco ed è un riflesso del fuoco cosmico che sta al centro dell'Universo, il luogo primario dove tutta la Realtà viene continuamente distrutta e ricreata. Questo è anche il luogo dove tutte le cose sono Una.
    Perciò il cuore ci connette con l'Amore supremo. E'la parte di noi che ci scalda, scalda la nostra vita e ci permette di provare sentimenti autentici, di creare legami affettivi, di sentire empatia.
    Vivifica e dà Potere all'intero corpo spirituale - un corpo spirituale con un cuore debole sarà debole.
    È in grado di essere cosciente e di pensare. Anzi, i pensieri che vengono dal cuore sono i più autentici e saggi.
  • Il vento o cavallo di vento, come lo chiamano gli sciamani mongoli. Risiede nel petto, è il potere dell'anima del cuore e, per riflesso, dell'intero corpo spirituale.
    Il cavallo di vento nutre il cuore e ne aumenta la forza, proprio come il vento ravviva il fuoco.
    Sale e scende durante la vita. Più ne abbiamo più il nostro cuore e tutta l'anima hanno potere, ovvero capacità di gestire i propri talenti, di padroneggiare i poteri che abbiamo o otteniamo, di non essere schiacciati dalla nostra stessa forza. Contribuisce alla fortuna e alla buona salute.
    Si accresce con atti nobili e rituali sinceri. Chi ha molto vento nel suo petto sarà magnanimo e coraggioso.
    Con la dissoluzione del corpo fisico, tende a disperdersi.

Tale apparente complessità della nostra anima è un'illusione di questa realtà. Condensandosi dall'Altra Realtà, si rompono molte simmetrie - proprio come il vapore si tramuta in complessi cristalli di ghiaccio, così tutto ci appare più complicato.
Gli sciamani che entrano nel Flusso vedono come tutto sia in effetti semplicissimo. Ma questa semplicità qui purtroppo ci è preclusa. È come se l'immagine vera della realtà venisse scomposta in mille immagini da un prisma.

Accanto alle 5 parti osservate, che non sono per altro sempre del tutto distinte tra loro, dovremmo aggiungere almeno la kundalini, che è, come dire, il potere essenziale dell'anima profonda ed è in parte distinto da questa.
Poi ci sono le eventuali anime aggiuntive, come l'arútam, ossia anime che si conquistano durante la vita e arricchiscono il nostro corpo spirituale.
Ci sono infine altre parti minori, che però in taluni casi (o in talune culture!) possono assumere particolare peso. Ad es. presso alcuni popoli antichi, l'anima del fegato o quella dei reni - che si materializzano in parte negli organi corrispondenti e che sono circa, ma non esattamente, frammenti dell'anima profonda - acquistavano molto potere ed erano in grado di essere abbastanza coscienti e di provare emozioni consapevoli. Chiarirò meglio queste cose nei Cerchi sul Recupero dell'Anima.

Centro del corpo Spirituale è, o almeno dovrebbe essere, il cuore.
Purtroppo la nostra civiltà ha tolto potere all'anima del cuore, a favore dell'anima della testa, che è un aspetto dell'anima dell'Io. Questo sbilanciamento non solo ha potenziato eccessivamente gli aspetti egoici, ma ha indebolito la capacità di creare legami umani profondi e di amare, distruggendo progressivamente il senso di comunità e disgregando la famiglia, spingendo così l'uomo moderno in una alienante solitudine.
L'indebolimento dell'anima del cuore è tra l'altro la causa dell'escalation di malattie cardiovascolari in Occidente.

Morte e dissoluzione del corpo spirituale

La parte più densa della persona, ossia il suo corpo fisico, fa in un certo senso da "centro di gravità" dell'intero corpo spirituale.
Perciò quando, dopo la morte, il corpo fisico comincia a decomporsi, anche il corpo spirituale si disgrega.
C'è una corrispondenza tra la pelle e il confine ovodiale del corpo spirituale. Così quando la nostra pelle si decompone anche il confine della nostra bolla inizia a rompersi.
A mano a mano che la decomposizione avanza e il corpo fisico si disgrega nei suoi componenti primari, anche l'anima, non più tenuta insieme dal corpo spirituale, si scinde nelle sue varie parti che vanno incontro a destini diversi.
Mentre la parte materializzata del corpo spirituale torna in polvere e discende nelle profondità della terra, anche l'anima profonda - la più legata alla componente fisica - segue lo stesso destino e discende nei Mondi Sotterranei.
Come la polvere che siamo ridiventati diviene costituente del corpo di altre forme di vita, umane o animali (tutti i viventi infatti hanno i loro corpi formati dalla polvere della Terra!), così l'anima profonda torna sulla superficie per partecipare alla formazione del corpo spirituale di un altro essere vivente, umano o animale.
In una parola, si reincarna.
Ma è appunto solo una parte di quel che eravamo a reincarnarsi.
L'illusione moderna che la nostra anima, come un tutto unico, si reincarni in un altro corpo, è un'ingenuità New Age. Nel buddismo e nell'induismo da cui l'hanno grossolanamente mutuata, a reincarnarsi è infatti solo il Sé (che è appunto l'anima profonda). L'Io, quello in cui noi occidentali maggiormente ci identifichiamo, nella visione buddista muore o almeno non ha importanza cosa gli succeda.
Cosa succede in effetti all'anima dell'Io?
I buddisti possono aver ragione. L'anima dell'Io ha di solito poco potere quando separata dal resto dell'anima.
Il nostro Io appartiene al Mondo di Mezzo, la superficie della Terra, dove appunto è sempre vissuto e si è sviluppato.
Ma ora non può più interagire con questa realtà, mancandogli il corpo e avendo bassi sia il potere sia l'energia. In più, a differenza dell' anima profonda che ha una sua dimora nei Mondi Sotterranei in attesa di reincarnarsi, l'anima dell'Io non ha alcuna casa dove andare sulla superficie terrestre, in un mondo a cui non appartiene più. Ciò è tanto più vero nella nostra civiltà dove si tende a dimenticare i morti alla svelta.
Nelle culture che hanno invece un culto degli avi, l'anima dell'Io può prendere dimora presso la propria tomba o in un altare casalingo dedicato agli antenati (come i Lares degli antichi Romani e come usa tutt'oggi presso molti popoli orientali). Qui, se appunto venerata dai suoi parenti, l'anima dell'Io del morto può diventare uno Spirito tutelare della propria stirpe, almeno finché si rammenteranno di lui o lei. L'amore famigliare infatti nutre il suo potere e lo mantiene "vivo".
Ma se nessuno in famiglia ha interesse in lei o lui, si sentirà sperduta in cerca di un luogo dove stare e sentirsi a casa e diverrà sempre più debole.
Di solito allora prenderà dimora in qualche luogo naturale, spesso presso un corso d'acqua, perché questi luoghi sono ricchi di potere e la mantengono in forze.
Nel tempo si dimenticherà a poco poco della sua vita passata e della propria identità. Col passare dei secoli, se non era una personalità particolarmente forte e individualizzata durante la vita, e se non trova un modo per nutrire questo potere, tenderà a dissolversi fino a svanire. "Si disperderà nel vapore della pioggia," dicono gli Shuar.

 

Il nostro Io dunque non si reincarna, col tempo dimentica quel che è stato e dunque diventa qualcos'altro, finché quasi sempre si dissolve del tutto.
Ma pure fintantoché conserva la sua identità, si sente menomato, privato com'è delle altre anime con cui era fuso.

Il soffio vitale anche si reincarna come l'anima profonda.
Dopo la morte, così come il respiro vola nell'aria, anche il Soffio vitale - che nel respiro in parte si materializza - vola nell'aria e torna agli spazi celesti da cui proveniva.
Gli Spiriti del Cielo, che regolano i nostri destini, lo manderanno di nuovo sulla Terra a reincarnarsi di solito nella stessa famiglia.
Come e perché avvenga questo lo spiego nei Cerchi sul Recupero d'Anima. È importante comunque capire che, benché due parti della nostra persona si reincarnino, seguono due cammini di reincarnazione distinti.
La nostra identità dunque non sopravvive alla morte. Se non, menomata, nell'anima dell'Io che si dissolverà nel tempo.
La parte più importante di noi, che è certamente l'anima profonda, si reincarna in uomini e animali, ma ogni volta non conserva memoria della propria identità passata. Soltanto di tanto in tanto affiorano memorie inconscie e assai parziali di altre vite pregresse.